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      E una nuova luce veniva infatti a inondare il mondo con la divinità e l'augusto olocausto del Salvatore. Inoltre, le riunioni cristiane avevano luogo al crepuscolo del sabato e con le agapi sacre duravano sino all'alba della domenica. La domenica non fu quindi che una continuazione della giornata sacra, dapprima, poi, a poco a poco, divenne la giornata liturgica e prese il nome di domenica da «giorno del Signore» dies Domini.
      Sulle prime fu soltanto giorno di preghiera e di raccoglimento; ma quando ebbe completamente sostituito il sabato, divenne anche giorno di riposo, e fu come il sabato per gli ebrei, in cui era vietato ogni lavoro.
      Presso i primi cristiani, pervasi ancora dall'ardore della fede nuova e pura, la domenica fu davvero un giorno di purificazione, di elevazione mistica, di pace, di fervorosa comunicazione dell'anima con Dio. Ma, attraverso i secoli, nell'avvicendarsi dei tempi, dei governi e dei costumi, il giorno del Signore perdette a poco a poco il suo carattere sacro, o almeno lo conservò soltanto mediante alcune pratiche divote, che purtroppo si osservarono, più che altro, per abitudine. Si accentuò invece in tale giorno la tendenza allo svago, allo spasso giocondo, alle partite di piacere, che molto spesso degenerarono in disordini e in orgie vergognose.
      Ai nostri giorni l'erba maligna dello scetticismo e dell'indifferenza era cresciuta a segno intorno al santuario, che fu opportuna una legge per ridare alla domenica almeno la dignità e la giustizia del riposo.


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Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168

   





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