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      Ciò che giova ad essi è la preghiera, il sacrifizio dell'altare, e le elemosine versate per loro ai poveri».
      Questa è la tradizione dei tempi apostolici da cui è derivato l'uso delle beneficenze fatte in nome dei defunti. La Chiesa prega ogni giorno per i Morti, e non uno dei suoi uffici pubblici o privati è privo d'un ricordo speciale, nelle preci del Sacerdote per Essi. Le dolci parole, il dolce augurio del riposo e della luce si ripetono sempre: Requiem: riposa: Requiem aeternam: riposa in eterno: Requiescat in pace: riposa nella pace. Ed ogni mattino, in tutte le Messe che si celebrano nel mondo, il sacerdote applica ai defunti fedeli la preghiera toccante che aprì al malfattore pentito, a fianco di Cristo sulla croce, le auree porte del Cielo: Memento, Domine! «Signore, ricordati di me».
      Pensando come Sant'Agostino, che le opere buone servono pure al suffragio dei morti, gli antichi cristiani costumavano, nel giorno dei funerali, di fare delle elargizioni in omaggio ai loro cari perduti. Si dava loro un banchetto chiamato àgape. La pia tradizione è rimasta attraverso i secoli, e in onore degli estinti si fanno, anche ora, elemosine in danaro e in alimenti.
      Nel quarto secolo, San Paolino scrisse a un senatore romano, desolato per la morte della sua sposa, procurando consolarlo con queste sentite parole:
      «Tutto ciò che davi ai poveri, Cristo lo rendeva immediatamente a te e a lei: giacchè la voce del misero trova una via facile per giungere a Dio. E sta scritto: la preghiera del povero trapassa le nuvole.


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Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168

   





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