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      V'è un limite fino al quale è relativamente giusto che un genitore faccia sacrifizio di se stesso pel vantaggio dei figli, e v'è un limite oltre il quale l'abnegazione non può spingersi senza ch'egli apporti non soltanto a sé ma a tutta la famiglia danni maggiori di quelli che il sacrifizio tende ad impedire. Chi può dire quale sia questo limite? Dipendendo esso dalla costituzione e dai bisogni delle persone in causa, non è neppure in due casi il medesimo, e non può essere per ciascun caso piú che una congettura. Un commerciante che sia travolto nel fallimento d'un suo debitore e posto nella necessità di fallire egli stesso se non è aiutato, deve o no domandare un prestito a un amico? Il prestito potrebbe trarlo dalle difficoltà, e in questo caso non sarebbe cosa ingiusta verso i suoi creditori non chiederlo? Ma fors'anco non lo salverebbe, e allora non è una frode procurarselo? Benché in casi estremi possa esser facile decidere, come sarebbe possibile in tutti quei casi in cui anche il piú intelligente e competente non può calcolare le probabilità?
     
      4. - Questo doppio errore del confondere il giusto assoluto col minimo ingiusto, e del credere che si possa in ogni caso stabilire quale sia, nasce dall'errore che si commette nel concepire il tipo della condotta, la condotta dell'uomo ideale.
      Si suppone che l'uomo ideale viva e agisca nelle condizioni sociali esistenti.
      Ciò che si cerca determinare è, non quali sarebbero le sue azioni in circostanze tutte insieme mutate, ma quali sarebbero, date le condizioni presenti.


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La dottrina delle due etiche di H. Spencer e la morale come scienza
di Erminio Juvalta
pagine 87