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      E quando egli combatte l'intervento della società nel regolare i rapporti economici, in nome dei diritti dell'individuo, dimentica che una parte considerevole di quei diritti sono in realtà diritti di alcuni soltanto, e non di tutti, e che questa disparità ha la sua radice nella costituzione economica, che lo stato, come egli lo vuole, interviene pure a sancire e a difendere. La quale osservazione, giova notarlo, non vale per sé né pro né contro il cosiddetto socialismo di stato; vale soltanto a provare che l'individualismo dello Spencer non è, come pare, un individualismo universale, ma un individualismo particolare.
      Cosí, il difetto capitale del tipo di società dello Spencer come in genere del cosiddetto "stato di diritto" nasce non da quel che afferma, ma da quel che dimentica; non dal riconoscere e difendere le esigenze della uguale libertà per tutti, ma dal non riconoscerle tutte; cioè dal trascurare o dall'omettere, come se fossero soddisfatte, mentre non sono, le condizioni che rendono possibile l'uguale libertà25.
      E, ad esprimerlo in termini kantiani, il difetto si riduce a questo: Dove vi è cooperazione con effettiva parità di diritti, ciascuno dei cooperanti ha ad un tempo, riguardo a qualsiasi degli scopi della cooperazione, per un rispetto ragione di mezzo e per l'altro ragione di fine. Se invece le esigenze della cooperazione interdicono a qualsivoglia dei cooperanti la ricerca di una parte dei beni, a cui è condizione necessaria la cooperazione di tutti, per questa parte l'escluso ha soltanto ragione di mezzo, e non ragione di fine.


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La dottrina delle due etiche di H. Spencer e la morale come scienza
di Erminio Juvalta
pagine 87

   





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