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      Il che avviene appunto, malgrado il riconoscimento formale, o meglio, verbale, della uguale libertà, anche nella società ideale dello Spencer. La quale perciò non può aver valore di universale e preminente desiderabilità perché non soddisfa alla condizione richiesta: che tutti i soci trovino nelle condizioni di esistenza della società la medesima o equivalente possibilità esteriore di rivolgere la loro attività alla ricerca di qualsivoglia dei beni, ai quali la cooperazione sociale è mezzo.
      Questo è il postulato caratteristico della universale desiderabilità di una forma di convivenza, ossia è il postulato caratteristico della giustizia; e supporre una società giusta di uomini giusti equivale a supporre riconosciuta e applicata universalmente e costantemente in qualunque specie di azione o di influenza che si eserciti, cosí dalla società come da ciascuno dei singoli, l'esigenza di quel postulato.
      CAPITOLO NONO
     
      UFFICIO E LIMITI DI UNA COSTRUZIONESCIENTIFICA DELL'ETICA
     
      13. - La società giusta cosí intesa non rappresenta dunque un tipo definitivo della vita piú elevata possibile, analogo ai tanti regni dell'Utopia che la fantasia morale è venuta fingendo nei diversi tempi. Anzi per questo rispetto una maggiore o minore elevatezza, complessità o intensità di vita, di attività, di fini, non è affatto implicita nel postulato né si può ricavare da esso; e si può concepire (e non ne mancano in effetto gli esempi) una forma di società in cui sia, almeno parzialmente, raggiunto un grado assai elevato di civiltà, la quale sia tuttavia meno giusta di un'altra piú semplice e meno civile.


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La dottrina delle due etiche di H. Spencer e la morale come scienza
di Erminio Juvalta
pagine 87

   





Spencer Utopia