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      Appunto perché la giustizia riguarda la universale possibilità di cercare i beni, ai quali è condizione la convivenza e la cooperazione sociale, e non include che questi beni siano di molte o di poche specie, di maggiore o di minor pregio.
      Onde è pienamente compatibile col postulato anche la concezione pessimistica della vita; perché, anche dal punto di vista del pessimismo, uno stato di giustizia, che è la condizione necessaria della universalità della simpatia e quindi della compassione, deve apparire preferibile a ogni altro. E se anche si riguardasse come fine ultimo la negazione universale della volontà di vivere, lo stato di giustizia apparirebbe la condizione piú favorevole perché l'uomo prenda coscienza della necessità naturale e inevitabile della propria infelicità, spogliandosi dell'illusione che essa sia occasionale e contingente, ed effetto di malvagità degli uomini o di iniquità degli istituti sociali. E questa desiderabilità dello stato di giustizia anche rispetto al pessimismo è forse una conferma non trascurabile del valore di universale preferibilità che gli si è riconosciuto, e a un tempo della sua indipendenza da ogni particolare concezione metafisica.
      Adunque, poiché uno stato di giustizia non è caratterizzato da altro se non dall'ipotesi che le esigenze di quel postulato siano soddisfatte, non si può né si deve pretendere di ricavare dal postulato un contenuto determinato, ma soltanto la forma generale delle norme. Il contenuto specifico deve essere ricavato dai fini, ai quali si riconosce o si suppone che la cooperazione sociale sia o debba essere mezzo, e in relazione ai quali si possano definire le condizioni richieste dal postulato della giustizia.


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La dottrina delle due etiche di H. Spencer e la morale come scienza
di Erminio Juvalta
pagine 87