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      Perché, come s'è detto, essa dipende da una constatazione di fatto, interpretata come una necessità; dalla constatazione di una naturale disposizione all'inosservanza del giusto, senza la quale l'esigenza dell'obbligo non sorgerebbe.
      Il secondo, per un certo rispetto conseguenza del primo, sta nell'assumere quell'esigenza interiore dell'obbligo, che, data la condizione suesposta, è la sintesi delle due esigenze giustificativa ed esecutiva, come equivalente ora al puro riconoscimento della giustizia, ora al semplice riconoscimento dell'obbligo; onde nasce l'illusione di poter ricavare o la giustizia dall'obbligo, o l'obbligo dalla giustizia, che è caratteristica dei sistemi metafisici piú coerenti. La chiarezza esige una analisi meno sommaria.
     
     
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      L'identificazione del giusto coll'obbligatorio può essere razionalmente tentata per due vie: oggettiva, ricavando il principio della giustificazione dal fondamento dell'obbligazione, o inversamente: soggettiva, ricavando il riconoscimento della giustizia dalla coscienza dell'obbligo; o questa da quello. Ma tanto nell'uno quanto nell'altro nodo l'identificazione non è dimostrata, ma soltanto affermata; perché si risolve, oggettivamente, in una giustapposizione, soggettivamente nell'assunzione aperta o surrettizia del termine ricavato nel concetto di quello dal quale si pretende ricavarlo; o meglio nella sostituzione a questo di un dato, che li comprende tutti e due.
     
     
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Prolegomeni a una morale distinta dalla metafisica
di Erminio Juvalta
Einaudi Editore Torino
pagine 61