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      In questo rapporto sta la ragione del valore che le riconosce di norma prima e fondamentale della condotta, ossia sta la giustificazione della norma. Per tal modo questa norma toglie l'antitesi tra la virtù e la felicità, non riducendo la prima alla seconda, o inversamente; né facendo dell'una il mezzo dell'altra, ma conciliandole nella giustizia; cioè nell'osservanza delle condizioni per le quali soltanto è possibile che la pratica della virtù e la ricerca della felicità si identifichino nella medesima condotta. Perché soltanto supposta una società ideale siffatta, sparisce ciò che vi è altrimenti di irreducibilmente incompatibile tra virtù e felicità; e svanisce dai due concetti quel che essi contengono di negativo e di esclusivo; quel che vi è di antindividuale nel primo, e quel che vi è di antisociale nel secondo.
      Cosí, date le condizioni ideali, oggettive e soggettive, corrispondenti a questo tipo ideale dell'uomo e della società, il problema della giustificazione nel senso fin qui considerato non trova piú luogo; è, implicitamente, per dato stesso dell'ipotesi, risolto.
     
     
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      Ed ora lasciando di mostrare come in questa forma di conciliazione si acquietino, insieme coll'antitesi fondamentale, le antitesi secondarie che ne derivano (che sarebbe attraente e non difficile, ma non è necessario) bisogna soggiungere un'avvertenza indispensabile.
      La norma che per tal modo si determina riguarda soltanto le condizioni primarie, alle quali soddisfa preliminarmente l'azione della società giusta e dell'individuo giusto in ogni sua forma e a qualunque scopo speciale sia rivolta; non contempla le condizioni secondarie, direi derivate, che si richiedono perché si attui una equità ulteriore; l'equità della virtù, che si esplica al di là della giustizia; ossia l'equità della simpatia, quando si intenda la simpatia in un senso parimenti universale e impersonale: la simpatia razionale dell'uomo per l'uomo (e subordinatamente per gli altri esseri) indipendentemente da motivi particolari e personali.


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Prolegomeni a una morale distinta dalla metafisica
di Erminio Juvalta
Einaudi Editore Torino
pagine 61