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      La moralitą gią formata č una conquista fatta e non ha bisogno di stimoli sussidiari; la moralitą in formazione č una conquista da fare o che si viene facendo.
      3 Il fatto piś importante che, nella storia della morale nostra, segna l'affermarsi distinto della nuova esigenza accanto alla prima č il passaggio dal Vecchio al Nuovo Testamento. Il Dio onnipotente di Mosč non cessa di essere terribile nell'ira sua, ma diventa anche e soprattutto infinita Bontą; non cessa l'imperativo del comando, ma si aggiunge la persuasione della giustizia; al timore del castigo si accoppia, se non si sostituisce, la speranza del premio. E qui č necessaria un'osservazione. Comunemente si confonde in un unico concetto, quello di sanzione, la pena e il premio, per lo stesso processo per il quale si identifica il giusto coll'obbligatorio. Ma in realtą il premio č relativo all'esigenza giustificativa, come il castigo č relativo all'esigenza esecutiva.
      4 Non č senza interesse notare che appunto dove si fa strada piś chiaramente la persuasione di una "radicale ingiustizia" insita nella "essenza stessa" della vita sociale, si fa piś vivo per un verso l'appello alla religione; o per un verso opposto si abbandona come "non scientifico" il carattere di universalitą della norma morale, e si fa la giustificazione relativa alle esigenze di fatto della societą stessa; cioč si rinuncia, come si notņ, alla giustificazione nel senso comune della parola; quando non si giunga ad affermare che il vero fine č appunto quella superioritą di vita dei pochi, di cui č condizione necessaria l'inferioritą dei molti.


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Prolegomeni a una morale distinta dalla metafisica
di Erminio Juvalta
Einaudi Editore Torino
pagine 61

   





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