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      Basta per convincersene badare alle differenze caratteristiche della motivazione, con la quale ciascuno dei tipi di coscienza supposto giustifica a sé e agli altri il valore che riconosce, poniamo, alla temperanza, o alla forza di volontà, o alla veracità, o ad altra virtù.
      Ora questo coincidere e fondersi, quanto al contenuto, del valore morale col valore dell'ordine che esprime l'orientamento prevalente della coscienza — anche quando non è in giuoco la valutazione etica — non solo conduce alla transvalutazione notata, ma tende a indurre insieme un processo di transvalutazione inversa; cioè a dar colore e calore di convinzione e di apprezzamento morale ai valori di quell'ordine, a riconoscerli come morali e a pretendere che siano riconosciuti per tali anche dalle persone, nelle quali non si afferma il medesimo orientamento.
      Ed è istruttivo (e non è sfuggito agli umoristi) il calore col quale parla di diritti offesi e rivendica gli interessi sacrosanti della giustizia l'egoista gretto che vede frustrato un suo piccolo calcolo ingegnoso che aveva a mala pena il pregio di non urtare nel Codice penale; e quello (sia pure di dignità fuor di paragone diversa) dell'artista, che grida allo scandalo e invoca un preciso dovere dello stato a reprimerla, se offenda il suo senso estetico, la trascuranza per un tronco di colonna dimenticato. E si potrebbe continuare, in modo anche piú evidente, per gli altri.
      Cosí ciascuno degli orientamenti valutativi tende ad allargare nella direzione corrispondente la sfera dei valori morali, includendovi un contenuto proprio diverso, e non coestensivo al contenuto di ciascun altro.


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Il vecchio e il nuovo problema della morale
di Erminio Juvalta
Einaudi Editore Torino
1945 pagine 103

   





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