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      Presa notizia della natura, della perfettibilità e del fine vero e compiuto dell'uomo, educar tutto l'uomo e perfezionarlo non pure verso sè stesso, ma. in relazione coi fini della società civile ed umana. Con qual mezzo? Per via di ragionevole autorità, intesa a porre l'alunno in grado di far poi retto uso della libertà. Entro qual periodo di tempo? Nè troppo breve, nè troppo lungo, ma quanto è necessario perchè l'educazione sia graduata e piena, non torni a danno dello sviluppo e della salute del corpo, nè affatichi di soverchio la mente e lo spirito. In quali modi? Partendo dall'educazione fisica e sensitiva, quindi per quella intellettuale ed estetica arrivando alla compiuta educazione morale: cioè comprendere tutto l'uomo, non disfarlo, ma perfezionarlo, addestrandone tutte le facoltà, distinte ma in armonia fra loro, e però distinguere e comprendere lo studio delle varie discipline, a quel modo che distinti sono i fini e i doveri sociali dell'uomo. Ma, intanto, una è la persona umana, uno l'animo nostro, uno il vero ed il bene, uno il dovere nostro supremo, cioè l'ossequio costante, incondizionato alla legge morale e il perfezionamento umano.
      Contro questa dottrina pedagogica vanno pertanto quei sistemi educativi, che o tutto concedono all'autorità dell'educatore e del maestro, a danno della spontaneità dell'alunno, e viceversa; che accelerano troppo, o che ritardano l'educazione intellettiva e morale; che insegnano ad un tempo cose e discipline soverchie, o in numero troppo scarso e superficialmente; che nell'alunno altro non cercano che un puro spirito da coltivare, od un semplice animale con organi più perfetti; che badano al solo fine dell'individuo umano, e punto o poco al fine sociale, e viceversa; che fondano l'educazione su meri principi a priori, o sulla nuda osservazione esteriore e su mezzi materiali, riducendo l'arte educativa ad un gretto empirismo.


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La pedagogia
di Immanuel Kant
Paravia Torino
1925 pagine 96