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      Quel metodo produce un effetto detestabile. Il fanciullo deve giuocare, aver le sue ore di ricreazione, ma deve anche apprendere a lavorare. Č bene certamente di esercitare la sua abilitā e di coltivare il suo spirito; ma a queste due sorte di cultura vogliono esser dedicate ore diverse. La tendenza alla infingardaggine costituisce per l'uomo una grande infelicitā; e pių egli si abbandona a questa tendenza, pių gli torna poi difficile di mettersi al lavoro.
      Nel lavoro l'occupazione non č piacevole per sč stessa, ma s'intraprende per un altro fine. L'occupazione nello svago č piacevole in sč, nč quindi fa mestieri di proporsi alcun fine. Se vogliamo passeggiare, la passeggiata stessa č fine; e quindi pių lunga č la strada fatta, pių ci torna piacevole. Ma se ci occorre andare in qualche luogo, fine del nostro cammino č la societā che si trova in quel luogo, od un'altra cosa; e allora scegliamo volentieri la strada pių corta. Dicasi il somigliante del giuoco delle carte. Č cosa proprio singolare vedere come uomini ragionevoli rimangano seduti per ore intere ed occupati a scozzar carte. Il che dimostra che gli uomini non cessano cosi facilmente d'esser fanciulli. Ed invero, in che questo giuoco č superiore al giuoco della palla dei fanciulli? Vero č che le persone adulte non vanno a cavallo sopra un bastone, ma hanno altri cavalli da bambini.
      Avvezzare i fanciulli a lavorare č di somma importanza. L'uomo č il solo animale dedito al lavoro. Prima di arrivare a goder le cose necessarie alla sua vita, l'uomo dee fare molti lavori diretti a quel fine.


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La pedagogia
di Immanuel Kant
Paravia Torino
1925 pagine 96