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      Si può cominciare dal formare in qualche modo passivamente l'intelletto, chiedendogli esempj che si applichino alla regola, o al contrario la regola che si applichi agli esempj particolari. Il giudizio mostra l'uso che dee farsi dell'intelletto. È necessario di capir bene quello che s'impara o si dice, e di non ripetere alcuna cosa senza averla già compresa. Quanti leggono ed ascoltano certe cose che poi ammettono senza capirle! E qui fa mestieri di ricordare la differenze tra la immagini e le cose stesse.
      La ragione ci fa conoscere i principî. Ma bisogna por mente che qui si tratta d'una ragione non ancora diretta o educata. Essa pertanto non deve sempre voler ragionare, ma badare di non ragionar troppo su quanto è superiore alle nostre idee. Qui non si parla ancora della ragione speculativa, ma della riflessione su ciò che avviene secondo la legge degli effetti e delle cause. V'ha una ragione pratica sottoposta al suo impero ed alla sua direzione.
      Il miglior modo di coltivare le facoltà dello spirito consiste nel far da sè tutto quello che si vuol fare; per esempio, mettere in pratica la regola grammaticale che abbiamo imparata. Si capisce segnatamente una carta geografica, quando possiamo eseguirla da noi. Il miglior mezzo di comprendere è quello di fare. Quello che s'impara e si ritiene più stabilmente e meglio è appunto ciò che s'impara in qualche maniera da noi stessi. Ma pochi sono gli uomini che siano in grado di far da maestri a sè medesimi. Questi chiamansi grecamente autodidascali (????????????).


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La pedagogia
di Immanuel Kant
Paravia Torino
1925 pagine 96