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      Il che avviene ordinariamente sino a che i figli sono un trastullo pei genitori, segnatamente nel periodo in cui cominciano a parlare. Ma questa indulgenza reca loro un gran danno per tutta la vita. L'opposizione ai voleri loro certamente impedisce ch'essi manifestino il proprio cattivo umore; ma ciò non fa che renderli più adirosi. Non hanno ancora imparato a conoscere come debbono governarsi. - Impertanto la regola da praticarsi coi bambini è questa: andare a soccorrerli quando gridano e si teme che non accada loro qualche male, ma lasciarli gridare quando lo fanno per cattivo umore. E una somigliante condotta bisogna costantemente tenere più tardi. La resistenza che in questo caso trova il bambino è affatto naturale e propriamente negativa, poiché rifiuta semplicemente di cedere a lui. Molti figliuoli, invece, ottengono dai loro genitori quello che desiderano, mercé le preghiere. Ove si lasci ottenere loro ogni cosa con le grida, essi divengono cattivi; ma se ottengono tutto con le preghiere, diventano dolci. Bisogna dunque cedere alla preghiera del fanciullo, salvo che non ci sia qualche potente ragione in contrario. Ma quando ci siano queste ragioni per non cedere, non bisogna lasciarsi più commuovere da molte preghiere. Ogni rifiuto dev'essere irrevocabile. Ecco un mezzo certo per non ripetere così di frequente il rifiuto.
      Supponete che vi sia nel fanciullo (cosa da potersi ammettere assai di rado) una tendenza naturale alla indocilità: il miglior partito si è, quando egli non faccia niente per rendersi a noi piacevole, di non far niente per lui.


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La pedagogia
di Immanuel Kant
Paravia Torino
1925 pagine 96