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      Se qualcuno, che dovesse oggi pagare il suo creditore, si lasciasse commuovere alla vista d'un infelice e gli desse la somma che ha da pagare al suo creditore, farebbe cosa giusta? Ingiusta, perché chi vuol praticare la beneficenza occorre sia libero da ogni debito verso gli altri. Soccorrendo un povero, fo una cosa meritoria; ma pagando il mio debito, fo il dover mio. Si domanderebbe, inoltre, se la necessità può giustificare la menzogna. No di certo! non si potrebbe concepire un solo caso in cui potesse ciò scusarsi, almeno davanti ai fanciulli; ché altrimenti essi piglierebbero la più lieve cosa per una necessità e si permetterebbero spesso di mentire. Se ci fosse un libro di questo genere, vi si potrebbe spendere con grande utilità un'ora ogni dì, per insegnare ai fanciulli a conoscere ed a pigliare a cuore i diritti degli uomini, che sono eccitamento posto da Dio sulla terra.
      In rispetto all'obbligo di essere benefici, questo è un dovere imperfetto. Occorre meno affievolire che eccitare l'animo dei fanciulli per renderlo sensibile alle sventure altrui. Che il fanciullo sia tutto penetrato non dal sentimento, ma dall'idea del dovere! Molte persone son divenute realmente dure di cuore perchè altre volte essendosi mostrate compassionevoli, furono di sovente tratte in inganno. È inutile di voler far sentire a un fanciullo il lato meritorio delle azioni. I preti commettono assai volte l'errore di presentare gli atti di beneficenza come qualcosa di meritorio. Anche senza riflettere che, agli occhi di Dio, non possiamo far mai che il nostro dovere, si può dire che adempiamo semplicemente l'obbligo nostro beneficando i poveri.


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La pedagogia
di Immanuel Kant
Paravia Torino
1925 pagine 96

   





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