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      Spettano alla seconda classe l'onestà, la decenza e la dolcezza; alla terza infine, la buona fede, la modestia e la temperanza.
      Si domanda: l'uomo è moralmente buono o cattivo per sua natura? lo rispondo: egli non è moralmente buono nè cattivo, perché non è un essere morale per natura; e' diviene morale quando innalza la sua ragione fino alle idee del dovere e della legge. Si può dir tuttavia che l'uomo racchiude in sè tendenze originarie per tutti i vizî, avendo inclinazioni ed istinti che lo spingono da una parte, mentre la sua ragione l'attira dalla parte opposta. Egli dunque potrebbe divenire moralmente buono solo in grazia della virtù, ossia d'una forza esercitata sopra sè stesso, quantunque possa rimanere innocente finché non sì destano le sue passioni.
      La maggior parte dei vizi derivano da quello stato di moralità che fa violenza alla natura; e ciò nondimeno la nostra destinazione come uomini è di uscire dal puro stato di natura dove non corre differenza tra noi e gli animali bruti. L'arte perfetta ritorna alla natura.
      Nella educazione tutto dipende da una cosa ed è: si stabiliscano dovunque buoni principi e si facciano comprender bene ed accettare dagli alunni. Questi devono imparare a sostituire all'odio l'orrore di tutto ciò che ripugna all'animo od è assurdo; il timore della propria coscienza a quello degli uomini e dei castighi divini; la stima di sè medesimi e la dignità interiore all'opinione altrui; il pregio intrinseco delle parole e la condotta ai moti del cuore; l'intelligenza al sentimento; una pietà serena e di animo lieto a una devozione mesta, cupa e selvaggia.


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La pedagogia
di Immanuel Kant
Paravia Torino
1925 pagine 96