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      Essa si mostra dovunque il libero pensiero si sbarazza della lettera del dogma, dovunque il genio dell'indagatore scorda le vecchie formule, dovunque la volontà umana si manifesta in azioni indipendenti, dovunque uomini sinceri, ribelli ad ogni imposizione di disciplina, si uniscono a loro beneplacito per istruirsi mutualmente e riconquistare insieme, senza padroni, la loro parte di vita e di soddisfazione integrale dei loro bisogni. Tutto questo è anarchia, anche quando s'ignora che sia tale, e sempre più essa arriva a farsi conoscere. E come non dovrebb'ella trionfare quando possiede il suo ideale e l'audacia della sua volontà, mentre la folla dei suoi avversari, mancante ormai di fede, s'abbandona al fatale destino?
      L'annunziata rivoluzione si compirà dunque, e il nostro amico Kropotkin è nel suo pieno diritto di storico quando si colloca già al giorno della rivoluzione ventura per esporre le proprie idee sulla presa di possesso dell'avere collettivo dovuto al lavoro di tutti, e fa appello ai timidi, i quali, pur rendendosi conto perfettamente delle ingiustizie esistenti, non osano ribellarsi a viso aperto contro una società che li rende suoi schiavi con mille legami d'interessi e di tradizioni. Costoro sanno che la legge è iniqua e bugiarda, che la vita regolare e l'altiera probità del lavoro non sono sempre ricompensati dalla certezza di avere un pezzo di pane, e che la cinica impudenza degli affaristi e l'aspra durezza degli usurai sono le armi migliori per la «conquista del pane» e del benessere; ma invece di regolare i loro pensieri, i loro voti, le loro imprese, le loro azioni secondo il loro senso rischiarato dalla giustizia, la maggior parte di costoro sgattaiola per qualche via traversa, per sfuggire ai pericoli d'un'attitudine franca e decisa.


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282

   





Kropotkin