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      In questo lungo periodo di agitazione, che ha durato per migliaia e migliaia d'anni, il genere umano ha nondimeno accumulato inauditi tesori. Ha dissodato il suolo, prosciugato le paludi, è penetrato nelle foreste, ha tracciato strade; ha costrutto, inventato, osservato, ragionato; ha creato degli strumenti complicati, ha strappato alla natura i suoi segreti, ha domato il vapore; tanto che, oggi, al suo nascere, il figlio dell'uomo civilizzato trova a sua disposizione un capitale che gli permette di ottenere, con niente altro che il suo lavoro combinato col lavoro altrui, delle ricchezze sorpassanti i sogni degli Orientali nelle loro novelle delle Mille e una Notte.
      Il suolo è, in parte, dissodato, pronto a ricevere l'intelligente lavorazione e le scelte sementi, ad adornarsi di lussureggianti raccolti - più che non ne occorra per soddisfare a tutti i bisogni dell'umanità. I mezzi di coltivazione son conosciuti.
      Sul vergine suolo delle praterie americane, cento uomini aiutati da macchine potenti producono in pochi mesi il grano necessario per la vita di diecimila persone durante tutto un anno. Là dove l'uomo vuol raddoppiare, triplicare, centuplicare il suo rapporto di produzione, non ha che da «formare» il suolo adatto, dare ad ogni pianta le cure convenienti, ed otterrà dei raccolti prodigiosi. E mentre il cacciatore doveva in altri tempi rendersi padrone di cento chilometri quadrati di terreno per potervi ricavare il nutrimento della sua famiglia, l'uomo civilizzato fa crescere, con difficoltà infinitamente minori e con maggior sicurezza, tutto ciò che gli occorre per far vivere i suoi su di una diecimillesima parte di quello spazio.


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282

   





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