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      Ciascun atomo di ciò che noi chiamiamo la ricchezza delle nazioni, non acquista il suo valore che perchè è una parte di quest'immenso tutto. Che cosa sarebbero gli immensi depositi di Londra o i grandi magazzini di Parigi se non fossero situati in quei grandi centri del commercio internazionale?
      Che diventerebbero le nostre miniere, le nostre fabbriche, i nostri cantieri e le nostre ferrovie, senza i mucchi di merci trasportate ogni giorno per terra e per mare?
      Milioni di esseri umani hanno lavorato per creare questa civiltà, della quale oggi andiamo gloriosi. Altri milioni, sparsi in tutti gli angoli del mondo, lavorano per mantenerla. Senza di essi, fra cinquanta anni non ne rimarrebbero che le rovine.
      Persino il pensiero, persino le invenzioni, son fatti collettivi nati dal passato e dal presente. Sono migliaia d'inventori, conosciuti o sconosciuti, morti nella miseria, i quali hanno preparato le successive invenzioni di ciascuna di queste macchine in cui l'uomo ammira il proprio genio. Sono migliaia di scrittori, di poeti, di dotti, i quali hanno lavorato per perfezionare la dottrina, per dissipare l'errore, per creare infine quest'atmosfera di pensiero scientifico, senza la quale nessuna delle meraviglie del nostro secolo non si sarebbe prodotta. Ma queste migliaia di filosofi, di poeti, di dotti, d'inventori, non erano anche essi il prodotto del lavorìo dei secoli passati prima di loro? E non furono, durante tutta la loro vita, nutriti e aiutati, sì fisicamente che moralmente, da legioni di lavoratori e di artigiani di ogni specie?


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282

   





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