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      Malgrado la crisi che tormenta l'agricoltura, malgrado l'ingerenza dello Stato, la leva militare, la banca, la finanza e l'industria, la produzione del frumento si è quadruplicata e la produzione industriale si è più che decuplata durante gli ultimi ottant'anni. Agli Stati Uniti il progresso è ancor più sorprendente: malgrado l'immigrazione, o piuttosto precisamente a causa di questo sovrappiù di lavoratori venuti d'Europa, gli Stati Uniti hanno decuplato la loro produzione.
      Ma queste cifre non danno che un'idea assai debole di ciò che la nostra produzione potrebbe essere, date migliori condizioni. Oggidì, a mano a mano che si sviluppa la capacità di produrre, il numero degli oziosi e degl'intermediarii aumenta in proporzioni spaventevoli. Tutto al contrario di ciò che si affermava una volta fra socialisti, cioè che il capitale si andrebbe concentrando rapidamente in così ristretto numero di mani che non vi sarebbe stato altro da fare, per rientrare in possesso delle ricchezze comuni, che da espropriare alcuni milionari, il numero di coloro che vivono alle spese del lavoro altrui è sempre più considerevole.
      In Francia non vi sono dieci produttori diretti su trenta abitanti. Tutta la ricchezza agricola della nazione è opera di men che 7 milioni d'uomini, e nelle due grandi industrie, delle miniere e dei tessuti, si contano meno di 2 milioni e mezzo d'operai. A quanti sommano dunque gli sfruttatori del lavoro? In Inghilterra (non comprese la Scozia e l'Irlanda), 1,030,000 operai, uomini, donne e fanciulle fabbricano tutti i tessuti; un poco più di mezzo milione compiono il lavoro delle miniere; meno di un mezzo milione lavorano la terra, e gli statistici debbono certo esagerare le cifre quando ci danno un massimo di 8 milioni di produttori su 26 milioni di abitanti.


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282

   





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