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      L'agricoltura soffre dello spopolamento delle campagne, la cui gioventù è trascinata verso le manifatture delle grandi città, sia per l'allettamento dei salari più alti, pagati provvisoriamente dai produttori di articoli di lusso, sia per la vaghezza di una vita più variata ed attraente; soffre anche della protezione artificiale dell'industria, dello sfruttamento mercantile dei paesi vicini, dell'aggiotaggio (speculazioni di Borsa) delle difficoltà di migliorare il suolo e di perfezionare gli attrezzi.
      Per farla breve, l'agricoltura soffre, non solo della rendita, ma dell'insieme delle condizioni delle nostre società basate sullo sfruttamento; e quand'anche l'espropriazione permettesse a tutti di coltivar la terra e di farla fruttare senza pagare canoni ad alcuno, l'agricoltura, - quand'anche godesse di un momento di benessere, ciò che non è ancora provato, - ricadrebbe ben presto nel disagio in cui si trova oggi. E tutto si dovrebbe rifar da capo, con aumento di maggiori difficoltà. Lo stesso dicasi per l'industria. Date domani le officine nelle mani dei lavoratori, fate per essi ciò che si è fatto per un certo numero di contadini ai quali si è restituita la proprietà del suolo che lavorano. Sopprimete il padrone, ma lasciate la terra al signore, il denaro al banchiere, la Borsa al commerciante; conservate nella società questa massa di oziosi che vivono del lavoro dell'operaio, mantenete i mille intermediarii che oggi trovano la loro ragione di essere, lo Stato coi suoi funzionari innumerevoli, - e l'industria non anderà innanzi.


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282

   





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