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      È ora di farla finita!».
      E il rivoluzionario, avendo ormai esaurito la sua dose di pazienza, si abituava a ripetersi da se stesso col cuore serrato: «Perduta anche una volta la Rivoluzione!». E rientrava nella sua stamberga, e lasciava fare.
      Allora la reazione si mostrava in tutta la sua alterigia, e compieva il suo colpo di Stato. La Rivoluzione essendo morta, non le rimaneva più che da calpestarne il cadavere.
      E come lo calpestava! Il sangue scorreva a fiotti, il terrore bianco abbatteva le teste, e popolava le prigioni, mentre le orgie della banda aristocratica riprendevano nuovo vigore.
      Ecco la fisionomia di tutte le nostre rivoluzioni. Nel 1848 il lavoratore parigino metteva «tre mesi di miseria» a' servigi della Repubblica, e in capo a tre mesi, non potendone più, faceva il suo ultimo sforzo disperato, - sforzo annegato nei massacri.
      E nel 1871 la Comune moriva per mancanza di combattenti. Essa non aveva dimenticato di decretare la separazione della Chiesa dallo Stato, ma non aveva pensato che troppo tardi ad assicurare il pane a tutti. E si vide a Parigi l'alta società schernire i federati dicendo: «Andate pure, imbecilli, a farvi ammazzare per trenta soldi, mentre noi andiamo a far baldoria nel tale albergo di moda!». Si capì l'errore negli ultimi giorni, si tentò di rimediarvi, istituendo la zuppa comunale. Ma era troppo tardi: i Versagliesi erano già padroni delle barricate!
      - «Del pane, occorre del pane alla Rivoluzione
      Che altri si occupino di lanciar programmi dai sonori periodi!


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282

   





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