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      Noi sappiamo tutto ciò, e nondimeno affermiamo che nessuno ha il diritto di costringere la massaia ad acquistare al magazzino comunale le sue patate bell'e cotte, se essa preferisce cuocerle da se stessa, nella sua marmitta, sul suo fuoco. E soprattutto noi vogliamo che ciascuno possa consumare il suo alimento come meglio gli piace, in seno alla sua famiglia, o con i propri amici, o anche alla trattoria, se lo preferisce.
      Certamente sorgeranno grandi cucine al posto e invece delle trattorie, dove oggi si avvelena la gente. La donna parigina si è già abituata ad acquistare il brodo dal macellaio per farne una zuppa a suo piacimento; e la massaia di Londra sa ch'ella può fare arrostire la sua carne e anche la sua focaccia dal fornaio, mediante pochi soldi, economizzando così tempo e carbone.
      E quando la cucina comune - il forno comune dell'avvenire - non sarà più un luogo di frode, di falsificazione e di avvelenamento, si acquisterà l'abitudine di rivolgersi a questo forno per avere belle e pronte le parti principali del pasto, - salvo a ritoccarle con un'ultima cottura e col condimento, ciascuno a suo piacere.
      Ma il voler fare di ciò una legge, l'imporsi il dovere di prendere già cotto il proprio alimento, - ripugnerebbe all'uomo del nostro secolo, non meno di quel che gli ripugnino le idee di convento o di caserma, idee malsane nate da cervelli pervertiti dal comando, o deformati da un'educazione religiosa.
      Chi avrà diritto alle derrate del Comune? Questa sarà certamente la prima questione che si dovrà risolvere.


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282

   





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