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      Ogni città risponderà da se stessa, e noi siamo persuasi che le risposte saranno dettate tutte dal sentimento di giustizia. Finchè i lavori non siano organizzati, finchè sussista il periodo d'effervescenza, e sia impossibile distinguere fra il fannullone pigro e il disoccupato involontario, le derrate disponibili debbono essere per tutti, senz'alcun'eccezione. Coloro, i quali avranno resistito colle armi in mano alla vittoria popolare, oppure avranno cospirato contro di essa, si affretteranno da se stessi a liberare della loro presenza il territorio insorto. Ma a noi sembra che il popolo, sempre nemico delle rappresaglie e sempre magnanimo, dividerà il suo pane con tutti coloro che saranno rimasti nel suo seno, siano essi espropriatori od espropriati. Nulla perderà la Rivoluzione ad ispirarsi a questa idea, e quando il lavoro verrà ripreso si vedranno i combattenti della vigilia incontrarsi nello stesso laboratorio. In una società, in cui il lavoro sarà libero, non vi saranno da temere i poltroni.
      - «Ma i viveri faranno difetto in capo ad un mese», ci gridano già i critici.
      Tanto meglio! rispondiamo noi; ciò proverà che per la prima volta in vita sua il proletario avrà mangiato sino a soddisfarsi. Quanto ai mezzi per sostituir ciò che sarà stato consumato, - è precisamente la questione che ci accingiamo a trattare.
     
     
      V.
     
      Con quali mezzi, infatti, una città, in piena rivoluzione sociale, potrebbe provvedere alla sua alimentazione?
      Risponderemo a questa domanda; ma è evidente che i sistemi, ai quali si ricorrerà, dipenderanno dal carattere della rivoluzione nelle provincie, nonchè nelle nazioni vicine.


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282

   





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