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      Anche qui lo Stato ha decuplato centuplicato la forza del grosso capitale. E quando noi vediamo i sindacati delle compagnie ferroviarie (anche questi un prodotto del libero accordo) riuscir talvolta a proteggere le piccole compagnie contro le grandi, noi non possiamo fare a meno di stupirci della forza intrinseca del libero accordo, malgrado l'onnipotenza del grande capitale, secondato dallo Stato.
      Infatti le piccole compagnie vivono, malgrado la parzialità dello Stato; e se in Francia, paese di accentramento, noi non contiamo che cinque o sei grandi compagnie, ne contiamo più di 110 nella Grande Brettagna, le quali s'intendono a meraviglia e son certamente meglio organizzate per i trasporti rapidi delle mercanzie e dei viaggiatori, che non le strade ferrate francesi e tedesche.
      Del resto, la questione non consiste in questo. Il grosso capitale, favorito dallo Stato, può sempre, «qualora vi trovi vantaggio» schiacciare il piccolo. Quello che ci occupa, è questo: L'accordo tra le centinaia di compagnie, alle quali appartengono le strade ferrate d'Europa, «si è stabilito direttamente, senza l'intervento di un governo centrale», promulgante la legge alle diverse compagnie; esso si è mantenuto per mezzo di congressi composto di delegati che discutevano tra di loro, e sottoponevano ai loro mandanti dei «progetti», non delle «leggi». È questo un principio nuovo, che differisce e si distacca completamente dal principio governativo, monarchico o repubblicano assoluto o parlamentare. È un'innovazione che s'introduce, timidamente ancora, nei costumi d'Europa, ma che ha l'avvenire per sè.


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282

   





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