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      Darwin, Stephenson e tanti altri furono di questi pigri.
      Molto spesso il pigro non è che un uomo al quale ripugna di fare per tutta la sua vita la diciottesima parte di un orologio, mentre sente in sè un'esuberanza di energia che vorrebbe spandere altrove. Spesso ancora è un ribelle, il quale non può adattarsi all'idea che, durante tutta la sua vita, debba rimanere inchiodato a quel banco, lavorando per procurare mille soddisfazioni al padrone, mentre ch'egli si sente meno stupido di lui, e non ha altro torto che quello di esser nato in un tugurio, invece di esser venuto al mondo in un castello.
      Finalmente, un numero grande di «pigri» non conoscono il mestiere, col quale sono costretti di guadagnarsi la vita. Contemplando la cosa imperfetta che esce dalle loro mani, sforzandosi vanamente di far meglio, e accorgendosi che mai non vi riusciranno, a cagione delle cattive abitudini di lavoro già contratte, essi prendono in odio il loro mestiere e, non conoscendone altri, il lavoro in generale. Migliaia di operai ed artisti mancati sono in questa situazione.
      Al contrario colui che, fin dalla sua giovinezza, ha appreso a «ben» suonare il piano, a «ben» maneggiare la pialla, il cesello, il pennello, o la lima, in modo da sentire che ciò ch'egli fa è «bello», non abbandonerà mai il pennello, il cesello o la lima. Troverà invece piacere nel suo lavoro che non lo stancherà, finchè non si sarà strapazzato.
      Si sono così raggruppati sotto una sola denominazione, «la pigrizia», un'intiera serie di risultati dovuti a cause diverse, delle quali ognuna potrebbe diventare per la società una fonte di bene, invece che di male.


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282

   





Stephenson