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      La nostra giornata essendo stata di otto ore, ciò fa otto mila ore di lavoro per cento tonnellate di acciaio; cioè, ottanta ore per tonnellata». In seguito a che lo Stato pagherebbe loro ottomila buoni di lavoro di un'ora ciascuno, e questi ottomila buoni verrebbero ripartiti fra i membri dell'officina come meglio piacerebbe.
      Altrove, cento minatori avendo impiegato venti giorni per estrarre ottomila tonnellate di carbone, il carbone varrebbe due ore per tonnellata, e i sedicimila buoni di un'ora ciascuno, ricevuti dalla corporazione dei minatori, sarebbero divisi fra loro secondo il loro criterio.
      Se i minatori protestassero e dicessero che la tonnellata d'acciaio non deve essere apprezzata per più di sei ore di lavoro, invece di otto; se il professore volesse far pagare la sua giornata due volte più della infermiera, - allora lo Stato interverrebbe e regolerebbe le loro contestazioni.
      Tale è, in poche parole, l'organizzazione che i collettivisti vogliono far sorgere dalla Rivoluzione sociale. Come lo si vede, i loro principii sono: proprietà collettiva degli strumenti di lavoro, e rimunerazione di ciascuno secondo il tempo impiegato a produrre, tenendo conto della produttività del suo lavoro. Quanto al regime politico, sarebbe il parlamento, modificato dal mandato imperativo e dal «referendum» cioè, dal plebiscito per «sì» o per «no».
      Diciamo prima d'ogni altra cosa, che questo sistema ci sembra assolutamente irrealizzabile.
      I collettivisti proclamano un principio rivoluzionario - l'abolizione della proprietà privata - e, non appena proclamatolo, lo negano, mantenendo un'organizzazione della produzione e del consumo che è nata dalla proprietà privata.


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282

   





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