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      Infatti, in una società quale la nostra, in cui noi vediamo che più l'uomo lavora e meno è retribuito, questo principio può sembrare, di primo acchito, come un'aspirazione verso la giustizia. Ma, in sostanza, esso non è che la consacrazione delle ingiustizie del passato. Con simile principio il salariato fece le prime prove, per giungere alle ineguaglianze stridenti, a tutti gli orrori della società attuale, perchè, dal giorno in cui si cominciarono a valutare, in moneta o in qualunque altra specie di salario, i servigi resi - dal giorno in cui si disse che ciascuno non avrebbe altro che ciò che riuscirebbe a farsi pagare per l'opera propria, tutta la storia della società capitalistica (coadiuvata dallo Stato) era scritta anticipatamente. Essa era rinchiusa in germe in questo principio.
      Dobbiam dunque ritornare al punto di partenza e rifar nuovamente la stessa evoluzione? I nostri teorici lo vorrebbero; ma ciò è fortunatamente impossibile: la Rivoluzione, l'abbiam detto, sarà comunista; altrimenti annegata nel sangue, bisognerà ch'essa ricominci da capo.
      I servigi resi alla società - siano essi lavoro compiuto in un'officina o nei campi, oppure servigi morali, «non possono» essere valutati in unità monetarie. Non vi può essere una misura esatta del valore, di ciò che impropriamente fu chiamato valore di cambio, nè del valore di utilità, in rapporto colla produzione. Se noi vediamo due individui lavorare entrambi, durante parecchi anni, cinque ore, per la comunità, a differenti lavori, che loro piacciono egualmente, possiamo dire che, al tirar della somma, i loro lavori son presso a poco equivalenti.


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282

   





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