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      A chi dobbiamo noi il cavo transatlantico? Forse all'ingegnere che si ostina a sostenere che il cavo trasmetterebbe i dispacci, mentre i dotti elettricisti dichiaravan la cosa impossibile? A Maury che consigliò di abbandonare i cavi enormi e di sostituirli con altri non più grossi di una canna? Oppure a quei volontari venuti non si sa da dove, i quali passavano notte e giorno sul ponte ad esaminare minuziosamente ogni metro di canapo per togliere i chiodi che gli azionisti delle compagnie marittime facevano conficcare stupidamente nello strato isolatore del cavo per renderlo inservibile?
      E, in campo ancor più vasto, il vero campo della vita umana, colle sue gioie, i suoi dolori e i suoi accidenti, - ognuno di noi non può forse nominare qualcuno che gli abbia reso in sua vita un servizio così importante, che si ingrandirebbe se si parlasse di apprezzarlo in moneta? Questo servigio poteva essere una parola, null'altro che una parola pronunziata a tempo opportuno; oppure furono mesi ed anni di abnegazione. Calcolerete voi questi servigi «incalcolabili» in buoni di lavoro?
      «L'opera di ciascuno!» - Ma le società umane non vivrebbero due generazioni di seguito; esse sparirebbero in cinquant'anni, se ognuno non desse infinitamente più di ciò che sarà retribuito in moneta, in «buoni», o in ricompense civiche. Sarebbe l'estinzione della razza, se la madre non logorasse la sua vita per conservar quella dei suoi figli, se ogni uomo non desse qualcosa, senza contar su di nulla, se l'uomo sovrattutto non desse, quando specialmente non attende nessuna ricompensa.


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282

   





Maury