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      E se la società borghese deperisce; se noi ci troviamo oggi in una via senza uscita dalla quale non potremo sortire senza colpir di fiaccola e di scure le istituzioni del passato, ciò avviene precisamente per la colpa di aver troppo calcolato. È una colpa quella di esserci lasciati trascinare a non «dare» che per «ricevere», quella di aver voluto fare della società una compagnia commerciale basata sul «dare» e l'«avere».
      I collettivisti non l'ignorano, del resto. Essi intuiscono vagamente che una società non potrebbe esistere, se spingesse all'estremo il principio: «A ciascuno secondo la sua opera»! Essi dubitano che i «bisogni» - non parliamo delle fantasie - i bisogni dell'individuo non corrispondano sempre all'opera sua. Così De Paepe scrive: «Questo principio - eminentemente individualista - sarebbe, del resto, «temperato» dall'intervento sociale per l'educazione dei fanciulli e dei giovani (compresovi il mantenimento ed il vitto), e dall'organizzazione sociale dell'assistenza dei malati e delle pensioni per i lavoratori attempati, ecc.».
     
      Essi dubitano che l'uomo di quarant'anni, padre di tre figli, ha altri bisogni che non il giovane di venti. Dubitano che la donna, la quale allatta il suo piccino e passa intere notti vegliando al suo capezzale, non può fare altrettanta «opera» che l'uomo il quale abbia tranquillamente dormito. Sembrano comprendere che l'uomo e la donna logoratisi a forza di aver forse troppo lavorato per la società, possono trovarsi incapaci di fornire altrettanta «opera» che coloro i quali avran passato le loro ore godendosi la vita e intascando i loro «buoni» in situazioni privilegiate di statistici dello Stato.


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282

   





De Paepe Stato