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      Ma non è di questo che si tratta. Si dice che il coltivatore produce più grano di quel che non consumi. Si potrebbe dire piuttosto che lo Stato avendogli sempre tolto una buona parte dei suoi prodotti sotto forma di tassa, il prete sotto forma di decima, e il proprietario sotto forma di affitto, egli si è creato un'intera classe d'individui i quali, una volta, consumavano ciò che producevano, salvo la parte rilasciata per l'imprevisto o le spese fatte sotto forma di alberi, strade, ecc., - ma che oggi sono costretti a nutrirsi di castagne, o di gran turco, a bere del vinello, perchè il resto vien loro preso dallo Stato, dal prete, dall'usuraio.
      Noi preferiamo dire: «Il coltivatore consuma meno di quel che produce», imperocchè lo si obbliga a coricarsi sulla paglia e a vendere le piume; a contentarsi di vinello e a vendere il vino; a mangiare la segala e a vendere il frumento.
      Notiamo anche che, prendendo come punto di partenza «i bisogni» dell'individuo, si arriva necessariamente al comunismo, come quell'organizzazione che permette il soddisfacimento di tutti questi bisogni nel modo più completo e più economico insieme. Mentre che, partendo dalla produzione attuale e mirando solamente al guadagno o al plus-valore, senza però domandarsi se la produzione risponde al soddisfacimento dei bisogni, si arriva necessariamente al capitalismo, o, tutto al più, al collettivismo - l'uno e l'altro non essendo che due forme diverse di salariato.
      Infatti, quando si considerano i bisogni dell'individuo e della società e i mezzi ai quali l'uomo ebbe ricorso per soddisfarli, durante le sue varie fasi di sviluppo, si rimane convinti della necessità di unire solidariamente gli sforzi, invece di abbandonarli al caso della produzione attuale.


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282

   





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