Pagina (228/282)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      «Mirate quel fabbro del villaggio,» diceva Adamo Smith, il padre dell'economia politica moderna. «S'egli non è mai stato abituato a fabbricar chiodi, giungerà a farne con stento non più di due o trecento al giorno. Ma se questo medesimo fabbro ha sempre fatto chiodi, ne consegnerà facilmente sino a duemila e trecento nel corso di una giornata». E Smith si affrettava a concludere: «Dividiamo il lavoro; specializziamo, specializziamo sempre; con dei fabbri che facciano solo teste o punte di chiodi, noi produrremo di più. Noi ci arricchiremo».
      Quanto poi a sapere se il fabbro, condannato a far teste di chiodi per tutta la sua vita, perderà o non il suo interesse al lavoro; se non sarà interamente in balìa del padrone con questo mestiere limitato; se non sciopererà quattro mesi su dodici; se il suo salario non ribasserà quando lo si potrà facilmente sostituire con un apprendista, Smith non vi pensava punto quando gridava: «Viva la divisione del lavoro! Ecco la vera miniera d'oro per arricchire la nazione»! E tutti a far coro con lui.
      E quand'anche un Sismondi, o un G. B. Say si accorgevano più tardi che la divisione del lavoro, invece di arricchire le nazioni non arricchiva che i ricchi, e che il lavoratore, ridotto a fare, durante tutta la sua vita, la diciottesima parte di una spilla, si abbruttiva e cadeva nella miseria, - che cosa proponevano gli economisti ufficiali? - Nulla! - Essi non dicevano che, applicandosi così per tutta la vita a un solo lavoro meccanico, l'operaio perderebbe la sua intelligenza e il suo spirito inventivo, e che, invece, la varietà delle occupazioni darebbe per risultato di aumentare considerevolmente la produttività della nazione.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282

   





Adamo Smith Smith Smith Sismondi Say