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      Si conoscono le conseguenze della divisione del lavoro. Noi siamo evidentemente divisi in due classi: da una parte produttori, che consumano pochissimo, e lavorano male perchè il loro cervello rimane inattivo; e dall'altra parte i consumatori che producono poco o quasi nulla, hanno il privilegio di pensare per gli altri, e pensano male perchè un mondo intiero, quello dei lavoratori del braccio è ad essi sconosciuto. Gli operai della terra non sanno nulla della macchina, quelli che sono addetti alle macchine ignorano tutto dei lavori campestri. L'ideale dell'industria moderna è il fanciullo che serve una macchina di cui egli non può e non deve comprendere il funzionamento, e dei sorveglianti che lo multano, se la sua attenzione si rallenta un istante. Si cerca pure di sopprimere completamente il lavoro agricolo. L'ideale dell'agricoltura industriale è un meccanico qualunque stipendiato per tre mesi a fine di guidare un aratro a vapore o una trebbiatrice. La divisione del lavoro è l'uomo classificato, bollato, contrassegnato per tutta la sua vita, a far dei nodi in una manifattura o come sorvegliante in qualche industria, o come conduttore di una carriola nel tal sito della miniera, ma senza avere alcun'idea d'insieme di macchina, d'industria, di miniera, e perdendo per ciò stesso il gusto del lavoro e le capacità d'invenzione che ai principi dell'industria moderna, avevano creato i meccanismi di cui a noi piace tanto vantarci con orgoglio.
      Ciò che si è fatto per gli uomini, lo si voleva fare anche per le nazioni.


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282