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      E, con tutto ciò, non si sarebbero ancora impiegate venticinque giornate, di cinque ore, per ettaro, se il lavoro viene eseguito in favorevoli condizioni. Ma che per tre o quattro anni consecutivi, si impieghino quattro milioni di giornate ad una buona coltivazione, e si potranno aver poscia raccolti di 40 e di 50 ettolitri coll'impiego di metà appena del tempo di prima. La spesa si ridurrebbe quindi a quindici milioni di giornate per provvedere il pane a questa popolazione di 3.600.000 abitanti. E tutti i lavori sarebbero così facili che ognuno li compirebbe ancorchè non fosse munito di membra di acciaio, nè vi si fosse per l'addietro esercitato. L'iniziativa e la distribuzione generale dei lavori sarebbero date dai conoscitori del suolo. Quanto al lavoro stesso, non un parigino, non una parigina sono così fiacchi da non giungere, dopo qualche ora di esercizio, a sorvegliare le macchine, a contribuire ognuno per la sua parte, all'opera agraria.
      Ebbene, quando si pensa che nel caos attuale, vi sono, all'infuori dei disoccupati dell'alta finanza, pressochè centomila uomini respinti dal lavoro nei loro mestieri, chiaro s'appalesa come la forza d'azione «sciupata» nella nostra organizzazione attuale basterebbe da sola a dare una coltivazione razionale, il pane occorrente ai 3 o 4 milioni d'abitanti dei due circondari.
      Lo si ripete, questo non è un romanzo. E non si accennò neppure alla vera coltivazione intensiva, la quale ci porge risultati ben più sorprendenti. Non abbiamo parlato di quel grano (ottenuto in tre anni dal signor Hallet), di cui un chicco solo trapiantato, produsse una spica portante più di 1.000 grani, il che permetterebbe, al bisogno, che una famiglia di cinque persone ricavasse abbondante alimento sullo spazio di cento metri quadrati.


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282

   





Hallet