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      Ricorderemo solo che l'operaio è forzato a lavorare tanto, a cagione del dover produrre specialmente delle primizie, il cui prezzo è favolosamente elevato, e i cui metodi di coltivazione richiedono più lavoro di quanto realmente non ne occorra. Privo di mezzi per spendere largamente al suo installarsi, obbligato a pagare a caro prezzo i vetri, il legname, il ferro ed il carbon fossile, egli chiede al concime il calore artificiale che si ottiene a minor dispendio col carbon fossile e la serra calda.
     
     
      IV.
     
      Gli ortolani, dicevamo, sono costretti a ridursi allo stato di macchine e a rinunciare a tutte le gioie della vita per raggiungere i loro sorprendenti raccolti. Ma questi infaticabili zappatori, resero all'umanità un immenso servizio coll'insegnarci a «fare» il terreno.
      Lo fanno essi cogli strati di concime già utilizzati per dare alle giovani piante il calore necessario. Fanno il suolo in tanta abbondanza che sono costretti di venderne qualche poco, altrimenti i loro giardini si alzerebbero ogni anno di due o tre centimetri. Lo fanno sì bene (ce lo insegna Barral, nel suo «Dizionario di Agricoltura», all'articolo «Ortolani») che nei contratti recenti, l'operaio stipula, «ch'egli porterà seco il suo suolo», allo scader della sua locazione. Il suolo trasportato sovra carri, coi mobili e le impannate - ecco la risposta data dai coltivatori pratici alle elucubrazioni di un Ricardo, il quale rappresentava la rendita come un mezzo di pareggiare le naturali risorse del suolo. «Il suolo vale ciò che l'uomo vale», tale è la divisa dei giardinieri.


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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna
1948 pagine 282

   





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