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      Più tardi accettarono l'inviato del re o del signore che non potevano respingere; ma conservarono la giurisdizione dell'assemblea popolare e nominavano essi stessi sei, sette, o dodici giudici, che sedevano con il giudice del signore alla presenza dell'assemblea ed agivano sia come arbitri, sia per trovare la sentenza. Nella maggioranza dei casi, il giudice imposto non aveva nient'altro da fare che confermare la sentenza e prelevare il fred d'uso. Questo prezioso diritto di autogiurisdizione, che, in quell'epoca, significava auto-amministrazione ed auto-legislazione, era stato conservato attraverso tutte le lotte. Anche i giureconsulti dei quali era attorniato Carlomagno non poterono abolirla; furono obligati a confermarla. Nello stesso tempo per tutti gli affari concernenti il dominio della comunità, l'assemblea del popolo conservava la supremazia e (come l'à mostrato Maurer) rivendicava spesso la sommissione del signore stesso negli affari del possesso di terre. Nessun sviluppo del feudalismo potè vincere questa resistenza: e quando nel IX e X secolo, le invasioni dei Normanni, degli Arabi, degli Ugri ebbero provato che le scholae militari valevano poco per arrestare gl'invasori, un movimento generale incominciò in tutta Europa per proteggere i villaggi con mura di pietra e con cittadelle. Migliaia di centri fortificati furono inalzati grazie all'energia dei comuni rurali, e una volta che essi ebbero costruite le loro mura, e che un comune interesse si trovò creato in questo nuovo santuario - le mura della città - i comuni capirono che potevano d'ora in poi resistere alle usurpazioni dei nemici interni, i signori, come pure alle invasioni straniere.


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Il mutuo appoggio fattore dell'evoluzione
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria Internazionale di Avanguardia Bologna
1950 pagine 350

   





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