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      Poi il sindaco della città o due probiviri fissavano il prezzo al quale dovevano essere vendute». La stessa regola era in vigore a Thurso per le mercanzie provenienti «dal mare o dalla terra». Questo modo di «stabilire il prezzo» risponde così bene al concetto stesso del commercio quale lo si comprendeva nel Medioevo, che deve essere stato quasi universale. Era un antico costume il far fissare il prezzo da un terzo; e, per tutti gli scambi nell'interno della città, era certamente un'abitudine molto diffusa di rivolgersi per il prezzo a dei «probiviri», ad un intermediario, e non al venditore nè al compratore. Ma questo stato di cose ci conduce ancora più lontano nella storia del commercio: ad un'epoca nella quale era l'intera città che faceva commercio dei suoi prodotti, e dove i mercanti non erano che dei commissionari, dei commessi della città, incaricati di vendere le mercanzie che la città esportava. Un decreto di Waterford, pubblicato pure dal Ch. Gross, dice «che qualsiasi specie di merci, di qualsiasi natura fossero... dovevano essere comperate dal sindaco e dai podestà che, essendo compratori del comune (a nome della città) per quel dato momento, dovevano ripartirle tra gli uomini liberi della città (eccezione fatta dei beni propri dei cittadini liberi e degli abitanti)».253
      Non si può guari spiegare questa ordinanza altro che ammettendo che tutto il commercio esterno della città fosse fatto dai suoi agenti. Di più abbiamo la prova diretta che tale era il caso a Novgorod ed a Pskov.


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Il mutuo appoggio fattore dell'evoluzione
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria Internazionale di Avanguardia Bologna
1950 pagine 350

   





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