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      Gli storici imperialisti ànno particolarmente sostenuta questa teoria che però non si trova confermata dalle ricerche moderne. È vero che in Italia le città si combattevano le une contro le altre con ostinata animosità, ma in nessuna altra parte queste lotte raggiunsero le stesse proporzioni; ed anche in Italia, le guerre delle città, particolarmente quelle del primo periodo, ebbero le loro cause speciali. Non erano (come l'ànno già dimostrato il Sismondi ed il Ferrari) che una semplice continuazione della guerra contro il castello: il principio della libera municipalità e della libera federazione entrava inevitabilmente in lotta contro la feudalità, l'imperialismo ed il papato. Molte città che non avevano potuto scuotere che parzialmente il giogo del vescovo, del signore, o dell'imperatore, furono letteralmente spinte contro le città libere dai nobili, dall'imperatore e dalla Chiesa, la cui politica era di dividere le città e armarle l'una contro l'altra. Queste circostanze speciali (che ebbero un contraccolpo parziale anche in Germania) spiegano perchè le città italiane, delle quali alcune cercavano di aver l'appoggio dell'imperatore per combattere il papa, mentre altre chiedevano l'appoggio della Chiesa per resistere all'imperatore, fossero ben presto divise in due campi, Ghibellini e Guelfi, e perchè la stessa divisione si riproducesse in ogni città.274
      L'immenso progresso economico realizzato dalla maggior parte delle città italiane anche nel tempo in cui le guerre furono più accanite,275 e le alleanze facilmente concluse tra le città, mostrano meglio il carattere di queste lotte e finiscono per abbattere la teoria della quale abbiamo testè parlato.


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Il mutuo appoggio fattore dell'evoluzione
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria Internazionale di Avanguardia Bologna
1950 pagine 350

   





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