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      Quindi è che quando si tacesse, nel raccontare un tal fatto, il nome e la patria di lui, pure la cosa parlerebbe da se stessa, e giudicherebbesi ad un tratto, ch'egli era Romano, e nato in Roma, ma nella vera Roma allorch'ella era libera. Ma mi si dirà, e bene, tutto ciò che vuol dire? Non certamente ch'io stimi, che il suolo, e il paese vi contribuisca nulla, poichè in ogni contrada, e sotto ogni clima la soggezione è abborrita, e piacevole la libertà: ma perchè io sono di parere, che debbasi aver compassione di coloro, che si son ritrovati col giogo sul collo in nascendo, o almeno, che si scusino, e loro perdonisi, se non avendo giammai neppur l'ombra veduto della libertà, nè essendone stati avvertiti, non accorgonsi quanto gran male sia per loro l'essere schiavi. Se vi sono Paesi ove (come Omero dicea de' Cimmeri) il sole mostrasi diversamente che a noi, ed ove, dopo averli illustrati per lo spazio di sei mesi continui, li lascia poi sonnacchiando nell'oscurità, senza punto visitarli durante il corso dell'altra metà dell'anno, sarebbe forse da stupirsi, se coloro che nati fossero nello spazio d'una sì lunga notte, senz'aver giammai nè veduto nè udito mentovare lo splendore del giorno, si abituassero alle tenebre, e non avessero alcun desio della luce? Non si piange mai la perdita di ciò che mai si è posseduto, ed il rammarico d'aver perduto non viene, che dopo il piacere, e sempre la cognizione del bene è accompagnata dalla memoria del godimento passato. Il naturale dell'uomo è bensì d'essere indipendente, e di volerlo essere; ma è poi anche per natura tale da prendere facilmente la piega, che gli vien data per mezzo dell'educazione.


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Discorso di Stefano della Boetie della schiavitù volontaria o il Contra uno
Etienne de la Boetie
di
1799 pagine 55

   





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