Pagina (28/55)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Ma per ritornare al mio proposito, ch'io aveva quasi perduto di vista: la prima cagione, per la quale gli uomini servono volontieri, è ch'essi nascono schiavi, e da tali sono educati. Da codesta poi ne trae origine un'altra, cioè che gli uomini sotto i tiranni divengono facilmente vili, ed effeminati. Io ne so infinitamente buon grado ad Ippocrate quel gran padre della medicina, il quale si è di ciò avvisato, e lo ha rilevato in un suo libro, ch'egli intitola delle malattie(7). Codesto grand'uomo avea certamente, un cuore ben fatto, come dimostrollo allorchè il gran re volea a forza di offerte, e di ricchi doni trarlo presso di se, ed ei rispose francamente(8) ch'ei sarebbesi facto grande scrupolo di prestar la sua mano a guarire de' Barbari, che volevano ammazzare i Greci, e di rendersi utile coll'arte sua a colui, che intraprendea di soggiogare la Grecia. La lettera che gli spedì vedesi ancora al dì d'oggi, tra le altre sue opere, e farà fede in eterno dell'ottimo di lui cuore, e della nobile di lui natura. Ora egli è dunque certo, che in uno colla libertà perdesi immediatamente ogni valore. Le genti suddite non portano nelle battaglie nè brio nè fierezza, esse vanno in contro al pericolo, come strascinate, tutte anneghittite, e a malincuore, nè sentono ferversi in seno il bollore dell'indipendenza, che fa disprezzare il periglio, e infiamma di desiderio di comprare con una bella morte l'onore, e la gloria presso i commilitoni. Fra gli uomini liberi tutto si fa a gara, e a chi più può, ciascheduno per se, e pel bene comune, giacchè ognuno s'attende la sua parte del male della sconfitta, o del bene della vittoria.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Discorso di Stefano della Boetie della schiavitù volontaria o il Contra uno
Etienne de la Boetie
di
1799 pagine 55

   





Ippocrate Barbari Greci Grecia