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      Ma gli uomini soggiogati, oltre il valore marziale, perdono ancora ogni vivacità per qualunque altra cosa, ed hanno un cuore così molle, e avvilito, che sono incapaci d'ogni grande intrapresa. I tiranni conoscono tutto ciò a maraviglia, e veggendo ch'essi prendono una tal piega ve li aiutano per renderli sempre più deboli, e vili.
      Senofonte storico grave, e di prim'ordine fra i greci, ha composto un libricciuolo(9), nel quale egl'introduce Simonide a parlare con Gerone re di Siracusa intorno alle miserie d'un tiranno. Codesta operetta è ripiena di ottime, e gravi ammonizioni, che contengono ancora, a parer mio, tutte le possibili grazie. Fosse piaciuto al cielo che tutti i tiranni, che vi sono stati in ogni età, se l'avessero posta avanti agli occhi, e se ne fosseso serviti come di specchio! Io non posso persuadermi, che facendolo non v'avessero riconosciuto le loro sconcezze, e avuto rossore delle loro brutture. In questo trattato egli racconta l'angoscia, nella quale sono i tiranni, i quali facendo a tutti del male, devono da tutti temerne. Fra le altre cose vi dice, che i cattivi regnanti sogliono servirsi per la guerra di truppe straniere, che assoldano, non osando fidarsi a mettere le armi in mano ai loro sudditi per averli tutti offesi. Veramente vi sono stati ancora de' buoni re, che hanno avuto al soldo nazioni straniere non meno degli stessi Francesi, e più ancora in altri tempi, che a' dì nostri; ma con tutt'altra intenzione, cioè di risparmiare i suoi, giudicando essere nulla la perdita del denaro in confronto al risparmio degli uomini.


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Discorso di Stefano della Boetie della schiavitù volontaria o il Contra uno
Etienne de la Boetie
di
1799 pagine 55

   





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