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      Essi vogliono fare in guisa di possedere de' beni, come se sotto un tiranno potesse alcuno vantarsi d'aver qualche cosa di proprio. Costoro non ricordansi, che sono essi stessi, che gli prestan la forza per rapir tutto a tutti, e per non lasciar nulla, che dir si possa appartenere ad alcuno. Eglino veggono, che non v'ha cosa, che più esponga gli uomini alla di lui crudeltà quanto i beni; che non v'ha per lui delitto più meritevole di morte che il posseder; ch'egli non ama se non le ricchezze; e non distrugge se non i ricchi, che vanno a presentarsi avanti a lui, come avanti al beccaio, quasi per offrirglisi così ripieni, ed ingrassati a fargli gola, ed a suscitare i desiderj di lui. Cotesti favoriti non dovrebbero tanto rammentarsi di coloro, che hanno guadagnati tanti tesori intorno ai tiranni, quanto di quelli, che, dopo averne accumulati per qualche tempo, v'hanno poi in fine perduto e i beni, e la vita. Essi non avrebbero ad aver presente quanti altri hanno acquistato ricchezze ma quanto poco tempo costoro le hanno conservate. Scorransi pure tutte le antiche istorie, e quelle de' giorni nostri, e si vedrà chiaramente quanto è grande il numero di coloro, che, avendo, con male arti guadagnato l'orecchio de' principi, ed avendo o fatto giuocare la propria malvagità, o abusato della stupidezza di loro, sono poi stati alla fine da quelli stessi distrutti, avendo in essi trovato pari alla leggierezza, colla quale aveangli sollevati, l'incostanza in mantenervegli. Egli è certo, che fra l'immenso numero di uomini, che sonosi approssimati ai pessimi re, ve ne ha ben pochi, per non dir nessuno, che non abbiano qualche volta provata essi stessi la crudeltà del tiranno, che aveva attizzata contra gli altri; e che per lo più, essendosi costoro all'ombra del loro favore arricchiti dell'altrui spoglie, non abbiano poi impinguati gli altri colla loro.


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Discorso di Stefano della Boetie della schiavitù volontaria o il Contra uno
Etienne de la Boetie
di
1799 pagine 55