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      Gli stessi uomini dabbene, se mai taluno di costoro è stato qualche volta amato da un tiranno, per quanto gli fossero stati in grazia, e per quanta virtù e integrità avessero in essoloro risplenduto, le quali pure imprimono qualche rispetto fino ai più scelerati, quando le osservano dappresso, sì cotesti stessi onesti uomini non hanno potuto mantenersi senza soccombere al comun male di provare a spese loro la tirannia. Un Seneca, un Burro, un Trasea Peto, questa terna d'uomini virtuosissimi, due de' quali ebbero pure la mala sorte d'essere vicini ad un tiranno, il quale aveva loro affidato il maneggio de' proprj affari, l'uno, e l'altro da lui amati, e riveriti, e di più uno di questi, che avealo educato, e perciò avea per per pegno della di lui amicizia gli ammaestramenti della di lui infanzia; pure codesti tre gran persgnaggi, hanno dovuto per mezzo della loro crudele morte servire di chiara testimonianza, della poca fiducia, che debbesi avere, del favore de' pessimi sovrani. E per verità quale amistà si può mai sperare da colui, che ha un cuore così duro da odiare il suo regno, che altro non fa che obbedirgli, e che(25), per non sapersi amare impoverisce se stesso, e distrugge il suo proprio impero.
      Ma se poi vorrassi dire, che costoro(26) sono caduti in tali precipizi per aver voluto condursi troppo virtuosamente, si getti pure un'occhiata intorno a quel medesimo tiranno Nerone, e si vedrà chiaramente, che neppur quelli, che acquistarono la di lui grazia per via di sceleraggini, furono presso lui di più lunga durata.


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Discorso di Stefano della Boetie della schiavitù volontaria o il Contra uno
Etienne de la Boetie
di
1799 pagine 55

   





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