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      Ecco la ragione per la quale la maggior parte degli antichi tiranni venivano per l'ordinario assassinati da' loro favoriti, i quali conosciuto avendo la natura della tirannide non avean tanta fiducia nella buona volontà del tiranno verso di loro, quanto essi diffidavano del di lui potere. Per tal modo fu ucciso Domiziano(30) da Stefano. Comodo da una sua amata(31), Antonino da Macrino(32), e così quasi tutti gli altri.
      La cagione, consiste in ciò, che il tiranno nè ama mai nè è mai amato. L'amistà è un sacro nome, è una santissima cosa nè può mai ritrovarsi che tra gente dabbene, nascere se non da una mutua stima. Ella si nutre non tanto della beneficenza quanto del buon costume. Ciò che produce la confidenza tra gli amici è il conoscere la rispettiva integrità. Le cauzioni, che se ne hanno, sono un ottimo naturale, la buona fede e la costanza. Non vi può essere amicizia ove trovasi la crudeltà ov'è la dislealtà, ove risiede l'ingiustizia. Le unioni de' malvagi sono cospirazioni, e non società. Essi non conversano fra di loro, ma si paventano l'un l'altro: costoro non sono amici, ma complici.
      Ma ancorchè ciò non fosse, sarebbe però sempre difficilissimo di rinvenire in un tiranno un amore, sincero, e fedele; imperciocchè trovandosi egli a tutti superiore non può avere compagni, e perciò è di già fuor della portata dell'amicizia, che ha i suoi fondamenti nell'eguaglianza, e non volendo zoppicare si compiace di farsela sempre cogli eguali. Ecco perchè dicesi, che v'ha bensì fra i ladroni una certa buona fede nella divisione del bottino, poichè sono tutti pari, e compagni, e che se non s'amano fra di loro, almeno si temono, e non vogliono colla loro disunione scemar la loro forza.


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Discorso di Stefano della Boetie della schiavitù volontaria o il Contra uno
Etienne de la Boetie
di
1799 pagine 55

   





Domiziano Stefano Antonino Macrino