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      Ma supponiamo ancora, che cotesti favoriti sfuggissero dalle mani di colui, che servono, non potranno però giammai evitare quelle del re successore. S'egli è buono essi saranno obbligati a render conto, e mettersi allora finalmente alla ragione; s'è malvagio, come il loro antico signore, non mancherà certamente d'aver ancor egli i suoi favoriti, i quali per lo più non sono contenti di ottenere soltanto le cariche, e gli onori di coloro, che li hanno preceduti nel favore del tiranno, ma aspirano anco ai beni, ed alle vite di loro. E potrà dunque darsi, che si ritrovi alcuno che voglia con sì gran pericolo, e con sì poca sicurtà assumere questo infelice incarico di servire a sì grande stento un tanto periglioso padrone? Qual tormento, qual martirio è mai quello, gran Dio! d'essere giorno e notte occupato per piacere ad un uomo, che poi si teme più di qualunque altro in tutto il mondo? Aver sempre l'occhio alla veletta, e l'orecchio teso per ispiare donde verrà il fatal colpo, per iscoprire l'imboscata, per conoscere le mine sotteranee degli emuli, e per accorgersi di chi lo tradisce. Dover fare bel viso ad ognuno, e tremare di tutti, e non avere nè un inimico aperto, nè un amico sicuro, avendo sempre la faccia ridente, ed il cuore smarrito; non poter esser lieto, e non osare di comparir malincomico.
      Ma è in vero piacevole il considerare il profitto, che ricavano da così grandi tormenti, ed il bene, che possono sperare dagli stenti d'una sì miserabile vita. È costume ordinario del popolo di rifondere tutto il male, che gli vien dal tiranno sopra coloro, che lo dirigono.


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Discorso di Stefano della Boetie della schiavitù volontaria o il Contra uno
Etienne de la Boetie
di
1799 pagine 55

   





Dio