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      E chi avrebbe mai più osato dappoi di giurare sul capo del sacro ed atavico istituto della proprietà, dacchè il titolo recente ed accertato di questa poggiava così palesemente su la notizia delle fortunate contingenze? Se mai era passato per il capo di tanti molesti filosofi, a cominciare dai Sofisti, che il diritto fosse una utile e comoda fattura dell'uomo; cotesta proposizione di malvisti eretici poteva sembrate oramai verità semplice ed intuitiva per fino agli ultimi straccioni dei sobborghi di Parigi. Non aveano essi, i proletarii, dato l'impulso, con tutto il resto del popolo minuto, alla rivoluzione in generale con le mosse anticipate dell'aprile dell'89; e non si trovaron poi come scacciati di nuovo dalla scena della storia dopo l'insuccesso della rivolta del Preriale del '95? Non aveano essi portato a spalle tutti i focosi oratori della libertà e della eguaglianza; non aveano essi tenuto in mano la Comune parigina, che fu per un pezzo l'organo impulsivo dell'Assemblea e di tutta la Francia; e non finivan poi da ultimo nell'amara delusione d'essersi creati con le proprie mani i novelli padroni? Nella coscienza fulminea di tal delusione è il movente psicologico, rapido ed immediato, della cospirazione di Babeuf; la quale, per ciò appunto, è un grande fatto della storia, ed ha in sé tutti gli elementi della tragedia oggettiva.
      La terra, che il feudo e la manomorta aveano come legata ad un corpo, ad una famiglia, ad un titolo, liberata dai suoi vincoli era diventata merce, perché fosse base ed istrumento da produrre merci; ed era diventata d'un tratto merce così pieghevole, docile ed adattabile, da prestarsi a circolare nei simboli di tanti pezzi di carta.


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Del materialismo storico
Dilucidazione preliminare
di Antonio Labriola
pagine 163

   





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