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      Tutto si vide in quella rapina di eventi. I cittadini armati alla difesa della patria, vittoriosi oltre i confini della circostante Europa, nella quale portano con la conquista la rivoluzione, divengono soldatesca da opprimere la libertà in patria. I contadini, che in un impeto d'imperiosa suggestione produssero per entro alle terre di feudo l'anarchia dell'89, diventati, o soldati, o piccoli proprietarii, o piccoli fittaiuoli, dopo d'essere stati per un quarto d'ora le sentinelle avanzate della rivoluzione, ricaddero nella silenziosa e balorda quiete della vita loro tradizionale, che, muta di casi e di movimenti, fa da sottostrato sicuro al così detto ordine sociale. I piccoli borghesi di città, e i già membri delle corporazioni, a breve andare s'accomodarono a diventare, nel campo della gara economica, i prestatori liberi dell'opera della mano. La libertà del commercio esigeva, che ogni prodotto diventasse liberamente commerciabile, e superava, quindi, l'ultimo impedimento, ottenendo che il lavoro diventasse anch'esso libera merce.
      Tutto si mutò in quel tempo. Lo stato, che era parso per secoli a tanti milioni d'illusi una sacra istituzione, o un divino mandato, lasciando il capo del suo sovrano sotto la fredda azione di un istrumento tecnico, ne rimase sconsacrato e profanizzato. Diventava esso stesso, lo stato, un apparato tecnico, che alla gerarchia veniva sostituendo la burocrazia. E perché non v'era più presunzione di antichi titoli, che dessero ragione di privilegio da tenervi posto, questo novello stato poteva diventar la preda di chi se lo pigliasse; si trovava, insomma, messo agl'incanti, purché i fortunati tra gli ambiziosi fossero i soliti garanti della proprietà, e dei nuovi e vecchi proprietari.


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Del materialismo storico
Dilucidazione preliminare
di Antonio Labriola
pagine 163

   





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