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      Questo è il factum; e ciò che più importa è, che questo factum ci si presenta vario e molteplice nelle diverse condizioni della vita, e variabile attraverso alla storia. Questo factum è il dato della ricerca. I fatti non sono né veri, nè falsi, come già sapeva Aristotele. I sistemi, invece, siano essi teologici o razionalistici, possono essere veri o falsi; come quelli che si argomentano di intendere, di spiegare e di completare il fatto, riconducendolo ad altro, o integrandolo con altro.
      Alcuni punti di teoria pregiudiziale sono oramai messi in sodo, per rispetto alla interpretazione di questo factum.
      Il volere non vuole se stesso, da se stesso; come era parso agl'inventori di quel libero arbitrio, che rivelava solo l'impotenza di una analisi psicologica, non giunta per anche a maturità. Le volizioni, in quanto fatto consapevole, sono espressione particolare del meccanismo psichico; sono resultato, alla prima, dei bisogni, e poi di tutto ciò che giù giù li precede, fino alla elementarissima motilità organica.
      La morale non pone né genera se stessa. Non istà, cioè, a fondamento universale dei varii e variabili rapporti etici quell'ente spirituale, che fu detto la coscienza morale, una ed unica per tutti gli uomini. Questo ente astratto fu eliminato dalla critica, come tutti gli altri enti simili, ossia come tutte le così dette facoltà dell'anima. Che spiegazione dei fatti era mai quella, in vero, che supponea la generalizzazione del fatto stesso, come mezzo per ispiegarlo; quando, p. e. si ragionava così: le sensazioni, le percezioni, le intuizioni a un certo punto si trovano fantasticate, ossia alterate, dunque la fantasia le ha trasmutate?


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Del materialismo storico
Dilucidazione preliminare
di Antonio Labriola
pagine 163

   





Aristotele