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      Cesserà mai cotesta ironia delle umane sorti? Sarà, ossia, mai possibile una tal forma di convivenza, che dia luogo allo sviluppo cooperativo ed integrale di tutte le attitudini, in guisa che il processo ulteriore della storia divenga vera ed effettiva evoluzione? Sarà possibile, se così piace agli amatori delle arrotondate frasi, la umanizzazione di tutti gli uomini? Eliminate, nel comunismo della produzione, le antitesi, che sono ora causa ed effetto delle differenziazioni economiche, tutte le energie umane non acquisterebbero un grado altissimo di efficacia e di intensità negli effetti cooperativi, e al tempo stesso non si svolgerebbero esse con la massima libertà d'individuazione, in ogni singola persona?
      Nelle risposte affermative a tali domande è la somma di ciò, che il comunismo critico dice, ossia, predice dell'avvenire. E non dice e predice, come per discutere di una astratta possibilità, o come chi di capo suo voglia mettere in essere uno stato di cose, che speri o vagheggi. Ma dice e predice come chi enuncia ciò che è inevitabile accada, per la immanente necessità della storia, vista e studiata oramai nel fondo della sua sostruzione economica.
     
      Ce n'est que dans un ordre de choses, où il n'y aura plus de classes et d'antagonisme de classes, que les évolutions sociales cesseront d'étre des révolutions politiques (4).
      Alla vecchia società borghese, con le sue classi e coi suoi antagonismi di classe, subentra una associazione, nella quale il libero sviluppo di ciascuno è la condizione del libero sviluppo di tutti (5).


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Del materialismo storico
Dilucidazione preliminare
di Antonio Labriola
pagine 163