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      A riscontro di tutto ciò, ecco una singolare inettitudine ad afferrare un concetto così semplice; che, cioè, dato l'intreccio della vita sociale, gl'intenti individuali possono esser tutti errati: la qual cosa induce l'A. a dire, che nel marxismo la coscienza individuale si risolve in puro illusionismo (!). Gli repugna di credere, che le leggi economiche seguano un processo naturale; - ebbene, si provi a cambiarne la successione storica per atti di arbitrio. Rivendicata la spontaneità (ma quale?) delle forze che danno impulso alla storia, e l'aristocrazia dello spirito filosofico, e detto come il determinismo marxistico sia una e sola cosa col fatalismo, l'A. si confessa così: "Io spiego il mondo e la storia teisticamente" (p. 234). Deo gratias!
     
      Al pezzo forte ci siamo finalmente, cioè alla esposizione del mondo capitalistico (pp. 235-313), e alla critica del comunismo e del processo della civiltà (pp. 313-86). Questo è dei socialisti il punto essenziale, e su tale terreno soltanto è dato di combatterli. Ma l'A. era disceso dalle alture, e così sia. Non saprei negargli - tanto per cominciare dalle conclusioni - una discreta parte di ragione, là dove parla di soverchio primitivismo e semplicismo, specie per rispetto al tentativo dell'Engels nel rifare in breve i punti principali della storia della civiltà. Il divenire dello stato, ossia della società ordinata a classi, con le ragioni del dominio e dell'autorità, supposta la proprietà privata e supposta la famiglia monogamica, ebbe modi varii di sviluppo nella storia specializzata e concreta, e non c'è facilismo che tenga, nel provarsi a rendere plausibili gli schemi troppo semplici.


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Del materialismo storico
Dilucidazione preliminare
di Antonio Labriola
pagine 163

   





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